Non è un periodo facile per gli adolescenti e neppure per gli adulti con funzioni educative che stanno al loro fianco. Il prolungarsi degli effetti della pandemia, unito ai riflessi dei venti di guerra provenienti dall’Ucraina, ha creato un clima pesante, quasi un’assuefazione alle difficoltà, che rende sempre più complessa una forte sterzata in termini positivi per ridare slancio e brio alla vita dei ragazzi. Sono questi i sentimenti quotidiani che si vivono presso la cooperativa sociale Salvagente di Forlì, impegnata da oltre 10 anni in attività educative con gli adolescenti.
Recentemente lo stesso Massimo Recalcati, intervistato dal quotidiano Repubblica così si esprimeva su questi aspetti: “Vediamo crescere il loro disagio, il loro smarrimento e la rabbia, insieme all’angoscia e all’impotenza… ecco l’urgenza più grande alla quale questo tempo ci confronta: dare segno di ricevuta, non sottrarsi a questo appello, saper rispondere al loro grido… Si tratta di ricostruire nella relazione la fiducia, incrinata dalla violenza della pandemia che ci ha obbligati a interrompere le relazioni. È questo un compito che spetta alle vecchie generazioni: bisogna provare a costituirsi come destinatari. Significa innanzitutto assumere la responsabilità di rispondere. I genitori sanno per primi quanto sia difficile. Ma anche gli insegnanti e gli educatori sono investiti dal dramma di questo appello tanto silenzioso quanto pressante… La spinta di tornare alla vita si è rivelata nelle nuove generazioni assai più forte della nostra paura. È qualcosa che le vecchie generazioni dovrebbero sempre imparare dalle nuove: dismettere gli abiti del paternalismo e del giudizio moralistico per imparare dalla forza inesausta della primavera.”
“E’ proprio da questo concetto di una nuova primavera – spiega Agnese Rustignoli, direttrice della cooperativa Salvagente – che siamo ripartiti come tutor e anche come insegnanti per dare nuova linfa al rapporto con i ragazzi che vediamo troppo ripiegati su stessi, quasi a raccogliere i cocci di questo periodo così complesso. Come fare allora per ridestarli? Non credo servano innovazioni particolari, eccentriche e spesso di corto respiro, serve unicamente mettersi al loro fianco ancor più di prima, sporcarsi le mani, respirare con loro e, insieme, riscoprire, condividendole, le piccole cose quotidiane che danno senso alla vita. Tutto questo con l’obiettivo di mettere decisamente da parte la pesantezza, seminando, al contrario, quella leggerezza indispensabile per cambiare rotta”.
In questo contesto non certo semplice è certamente di buon auspicio il sostegno di organismi esterni, come nel caso del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che fa riferimento all’Impresa Sociale Con i Bambini, grazie al quale è stato finanziato il Progetto “In Rete” coordinato dal Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena in collaborazione con le cooperative L’Accoglienza, Domus Coop, Paolo Babini, DiaLogos e Salvagente, la Fondazione Buon Pastore (Caritas) e il Comune di Forlì. Si tratta di un’azione che si pone l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà con un supporto educativo, attraverso la figura dell’educatore famigliare territoriale (Family Mentor), con funzione di mediatore tra la famiglia, la scuola e i servizi territoriali, al fine di rafforzare le capacità e le risorse degli adulti, prevenire e contrastare la cronicizzazione di situazioni di vulnerabilità sociale.
“E’ un progetto – conclude Agnese Rustignoli – che valorizza il nostro lavoro, in quanto sostiene in maniera strutturata quanto cerchiamo di attuare da anni, ovvero di avvolgere in un caldo abbraccio i nostri ragazzi, non solo nell’aiuto allo studio, ma in tutte le situazioni di vita che li vedono protagonisti, dalla scuola alla famiglia fino agli ambienti sociali, prendendoci a cuore le loro fragilità”.